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Immagine del redattoreBiova Project

LO SPRECO DI PANE: INVENDUTO E INVISIBILE

Aggiornamento: 7 giu 2022

Lo spreco alimentare è responsabile del 10% delle emissioni totali di CO2 emesse dall’umanità, in base a un resoconto fatto dal Pannello Internazionale per il Cambiamento Climatico (IPCC). Questa numero ci racconta di tutta l’energia usata per far crescere, allevare, processare, confezionare e trasportare il cibo, oltre alla spreco diretto che avviene quando un cibo ancora edibile diventa scarto. 

L’Unione Europea produce 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari ogni anno, tanto per dare un numero. 


Tutti, nel nostro piccolo, cerchiamo di dare il massimo per contribuire alla riduzione dello spreco: comprando solo quello che ci serve e non di più, oppure scegliendo prodotti più ecologici. Ma non è così che si risolve il problema, perché i consumatori sono responsabili direttamente solo di una piccolissima percentuale di spreco. La grande maggioranza del cibo sprecato non viene nemmeno venduto


Questo è dovuto a un modello di distribuzione a cui i consumatori sono ormai abituati.

Il pane, in questo senso, rappresenta un prodotto particolarmente difficile: la domanda varia moltissimo da giorno a giorno e, per tradizione intendiamo “pane fresco” quello “appena sfornato”.


In Italia, ogni giorno, vengono buttate 13mila quintali di pane.

Secondo uno studio dall’Associazione Internazionale del Panificio Industriale, il consumatore medio italiano consuma 52 chilogrammi di pane all’anno. Perciò, con il pane scartato ogni giorno si potrebbe alimentare 25 mila persone per un anno. Ma, in realtà, come abbiamo detto, non è il singolo consumatore finale il responsabile di questo spreco. 

Un problema che non è facile da osservare, insomma, e quindi non è facile da risolvere. O meglio, non è un problema che può risolvere il singolo facendo leva sul buon senso, ma una questione strutturale. E quindi? Come lo risolviamo?  


Biova è una goccia nell’oceano per quanto riguarda la quantità di pane salvata ogni giorno, rispetto allo spreco, ma nasce proprio con l’idea di allungare la vita al pane il più possibile, dandogli una seconda vita, un nuovo valore con cui rimettersi in circolo.


Lavoriamo direttamente con catene di supermercati e panetterie in modo da arginare un po’ lo spreco di pane e intentare una strada nuova: una strada dove lo scarto diventa sempre più facilmente ed efficacemente nuovo valore. Perchè, purtroppo, il pane avanza troppo spesso.


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